Tarquinia
Una città da vivere
L'attuale Tarquinia, dalle origini fino al sec. XIX, fu chiamata Corneto. Il nome potrebbe derivare dalla presenza di piante di corniolo (Corgnitum); oppure dal mitico re Corito, suo fondatore e progenitore di Enea. La città ha origini imprecisabili; lo sviluppo urbano non fu né conseguenza né causa di un drastico o traumatico abbandono della città etrusca: almeno fino al sec. XIV i due centri coesisterono, anche se con una perdita progressiva d' importanza di Tarquinia a vantaggio di Corneto. Sede vescovile fin dal sec. IV, il primo nucleo fu sullo sperone tufaceo, detto castello, posto sul versante urbano occidentale e sembra svilupparsi tra il secc. VI ed il VII in luogo di una probabile preesistenza romana. Qui, intorno ad una primitiva torre, pare che si sviluppasse un palazzo fortificato, in cui, secondo la tradizione, nel 1080 Matilde di Canossa tenne un placito con poteri pontifici. Al castrum si aggregò, in breve tempo, un suburbio che si intensificò a tal punto da determinare l' esigenza di edificare una cinta muraria a sua protezione (secc. IX-X). Il poeta Petrarca definì Corneto “turritum et spectabile oppidum, gemino cinctum muro”, un bel paese fortificato circondato da una doppia cinta di mura che si imponeva alla vista dei viaggiatori con la maestà delle sue 38 torri. Dalla metà del sec. XII c. Corneto fu libero Comune; nel sec. XIII la città consolidò il proprio stato giuridico e si legò sempre più a Roma, che si proponeva come miglior acquirente della ricca produzione frumentaria, per la quale, la città era nota come horreum urbis.
Nel 1328 Matteo Vitelleschi, impadronitosi del potere, gettò le fondamenta per una Signoria, ma rimase ucciso in una rivolta popolare scoppiata dopo solo due anni. Tra i secc. XV e XVI iniziò una fase di costante decrescita, coincidente, tra l’altro, con il consolidamento del potere dei Vitelleschi e con la progressiva ingerenza della Chiesa. Tra la fine del sec. XV e l' inizio del XVI due gravi pestilenze ridussero di due terzi la popolazione. Iniziò così un periodo di decadenza che investì anche il patrimonio edilizio. Nel sec. XVIII vi furono alcuni tentativi di risanare l' economia cornetana. Tra questi notevoli gli interventi al porto voluti da Clemente XII (1738-48). In seguito Pio VII realizzò degli impianti per l' estrazione del sale (1802, saline). Alla fine del sec. XVIII ed agli inizi del XIX la città venne, per due volte, occupata dalle truppe francesi: prima da quelle rivoluzionare e quindi da quelle napoleoniche. Nel 1815 tornò allo Stato Pontificio fino al 1870, quando venne annessa al Regno d' Italia.
Nel 1872 la città assume il nome di Corneto - Tarquinia e poi definitivamente quello di Tarquinia nel 1922. Nel corso dei secoli la città si è arricchita di splendidi palazzi e di chiese, segno della considerazione di cui godeva all'interno dello Stato Pontificio e presso molti potenti, tutte strutture testimonianti il gusto e la cultura dominante al momento della loro costruzione: Passeggiando per le vie si notano edifici dei secc. XII-XIV, in stile romanico con elementi gotici, a volte influenze arabe; edifici del sec. XV, in cui coesistono elementi gotici e rinascimentali; edifici rinascimentali, barocchi e neoclassici, con varietà di forme e decorazioni, che nell’ edilizia postunitaria assumono il carattere eclettico, che si andava diffondendo in gran parte dell’ Italia.
Il Museo nazionale della civiltà etrusca
E' ospitato nel Palazzo Vitelleschi, risalente al sec. XV. L’esposizione è collocata sui tre piani del palazzo. Gli ambienti al piano terra accolgono, in sequenza cronologica, i materiali in pietra appartenenti alle collezioni del museo tra cui sarcofagi databili dalla metà del sec. IV a.C. Da porre in evidenza la sala 10 che contiene i sarcofagi di maggior pregio, alcuni dei quali scolpiti in marmo greco, appartenuti ad alcune delle famiglie più in vista della Tarquinia della metà del sec. IV a.C. www.tarquiniaturismo.it
Le Tombe Etrusche
Le tombe dipinte rappresentano un aspetto peculiare della cultura artistica etrusca, unico esempio della pittura parietale antica, conosciuta attraverso la testimonianza delle fonti. Gli affreschi presenti all’interno delle tombe dipinte di Tarquinia sono l’unico esempio coevo, contemporaneo alla grande pittura greca, pervenuto fino a noi. Attualmente si è a conoscenza di circa 200 tombe etrusche con pitture parietali e 140 si trovano a Tarquinia. www.tarquiniaturismo.it